Mai egli sentirà la tua voce, mai sarà risvegliato al tuo appello. Ah quando si farà luce nella tomba, e sarà detto a colui che dorme: risvegliati!
Addio, nobilissimo fra gli uomini, invincibile sul campo di battaglia! Ma il campo non ti vedrà più, la cupa foresta non risplenderà più al bagliore del tuo brando. Tu non lasci alcun figlio, ma il canto del bardo farà risonare il tuo nome, e i tempi futuri sentiranno parlare di te, sapranno del caduto Morar.
Alti si leveranno i pianti degli eroi, più alti di tutti i sospiri di Armin, oppresso dal dolore. Questo canto gli rammentava la morte del figlio caduto nel fiore della giovinezza. Carmor era seduto presso l'eroe, Carmor il principe di Galmal dall'eco sonora. perché, diss'egli, risuona il gemito di Armin? perché piangere qui? Il canto e la musica non echeggiano forse per mitigare e alleviare il dolore dell'animo? Essi sono come una nebbia leggera che salendo dal lago si diffonde sulla valle e bagna di rugiada i fiori sboccianti; ma il sole ritorna con tutta la sua forza, e la nebbia è dispersa. perché sei così pieno di dolore, Armin, signore di Gorma circondata dai flutti?
Addolorato! A ragione io lo sono e non è lieve la causa del mio dolore. Carmor, tu non hai perduto nessun figlio, non hai perduto nessuna figlia fiorente; vive il valoroso Colgar, vive Annira la più bella tra le fanciulle. I rami del tuo tronco fioriscono, Carmor, ma Armin è l'ultimo della sua razza. Buio è il tuo letto, Daura; profondo è il tuo sonno nella tomba.
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