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La potenza di queste parole colpì l'infelice. Egli si gettò ai piedi di Carlotta, al colmo della disperazione, le prese le mani, se le premette sugli occhi, sulla fronte; e come un presentimento del suo orrendo proposito passò attraverso l'anima di lei. I suoi sensi si smarrirono, prese le mani di Werther, se le strinse al seno, s'inchinò verso di lui in preda a una dolorosa commozione, e le loro guance ardenti si toccarono. Il mondo era sparito per loro. Egli la circondò con le sue braccia, la strinse al seno e coprì di caldi baci le sue pallide, tremanti labbra.
- Werther! esclamò lei svincolandosi, con voce soffocata, Werther! - E debolmente con una mano lo allontanò dal suo seno. - Werther - disse ancora con voce esprimente il più nobile sentimento. Egli non resistette, se la lasciò sfuggire dalle braccia, e cadde davanti a lei, smarrito. Lei si alzò violentemente e in un doloroso turbamento, tremando d'amore e di collera, disse: - È l'ultima volta, Werther! Non mi vedrete mai più. - E guardando ancora amorosamente l'infelice corse nella stanza vicina e chiuse la porta. Werther tese le braccia verso di lei, ma non osò trattenerla. Rimase sdraiato a terra con la testa sul divano e stette in questa posizione più di mezz'ora, finché un rumore lo fece rientrare in sé. Era la donna di servizio che voleva apparecchiare la tavola. Egli andò su e giù per la stanza, e quando si vide di nuovo solo, andò alla porta del gabinetto, e disse a bassa voce: Carlotta, Carlotta! una sola parola ancora, soltanto un addio!
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