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      Oggi sono ancora in possesso di me stesso... sono ancora tuo, tuo o mia amata. E fra un istante separato, passato, per sempre forse? No, Carlotta, no. Come posso io morire? come puoi tu morire? Noi esistiamo! Morire! che cosa significa? Questa è una parola, un suono vano, che non ha senso per il mio cuore. Morto, Carlotta, sepolto nella terra fredda, in un luogo stretto, oscuro!... Io avevo un'amica che era stata tutto per me nella mia solitaria giovinezza; morì, e io seguii i suoi funerali, e stetti vicino alla fossa nel momento in cui vi calavano la bara e le corde stridendo discesero e risalirono; poi la prima palata di terra cadde nella fossa e la bara diede un suono sordo, cupo, sempre più cupo e infine fu coperta. Io caddi presso la fossa, colpito, scosso, angosciato, lacerato nel mio intimo, ma senza sapere che cosa mi era accaduto, che cosa mi sarebbe accaduto. Morire! Tomba! io non capisco questa parola!
      Perdonami, perdonami! Ieri... avrebbe dovuto essere l'ultimo istante della mia vita. Mio angelo! per la prima volta. Per la prima volta questo sentimento pieno di voluttà mi ha penetrato: lei mi ama! mi ama! Brucia ancora sulle mie labbra il sacro fuoco che colava a torrenti dalle tue: un nuovo ardore è nel mio cuore. Perdonami!
      Ah, io sapevo bene che tu mi amavi, lo sapevo dai primi sguardi dai quali traspariva la tua anima, dalla tua prima stretta di mano, eppure, quando ti lasciavo, quando vedevo Alberto vicino a te, ricadevo nei miei dubbi febbrili.
      Ricordi tu i fiori che mi mandasti in quella fatale riunione nella quale non potesti dirmi una parola n‚ porgermi la mano?


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I dolori del giovane Werther
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 144

   





Carlotta Carlotta Alberto