Ho passato metà della notte inginocchiato dinanzi ad essi, ed essi per me suggellavano il tuo amore. Ma ahimè, queste impressioni passavano come nell'anima del credente passa il sentimento della grazia divina che pure egli ha ricevuto da Dio con segni sacri e visibili.
Tutto questo è passeggero, ma l'eternità stessa non potrebbe spegnere la fiamma di vita che ho raccolto ieri dalle tue labbra e che sento in me! Lei mi ama! Questo braccio l'ha circondata, queste labbra hanno tremato sulle sue labbra, questa bocca ha balbettato sulla sua. È mia, tu sei mia, Carlotta, per sempre!
Che importa se Alberto è tuo marito? Marito? Questo serve per il mondo, e per il mondo è un peccato il mio di amarti, e di volerti strappare alle sue braccia. Un peccato? bene, io me ne punisco, ma l'ho assaporato in tutta la sua celeste voluttà, il mio cuore ha attinto in esso balsamo e forza di vita. Tu sei mia da questo momento, mia, o Carlotta. Io ti precedo, vado da mio padre, da tuo padre. Con lui mi lamenterò ed egli mi consolerà finché tu verrai; io ti verrò incontro a volo, ti prenderò, e resterò vicino a te, al cospetto dell'infinito in un eterno abbraccio.
Non sogno, non deliro. Vicino alla tomba, vedo più chiaro. Noi esisteremo, ci rivedremo, vedremo tua madre! Io la vedrò, la troverò, aprirò il mio cuore davanti a lei. Tua madre, la tua perfetta immagine!".
Verso le undici Werther domandò al suo domestico se Alberto era ritornato. Il servo disse: sì, ho sentito condurre nella stalla il suo cavallo.
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Dio Carlotta Alberto Carlotta Werther Alberto
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