Tutte queste cose la riempivano di preoccupazione e di perplessità; e sempre il suo pensiero tornava a Werther che era perduto per lei, che lei non poteva lasciare, che doveva, ahimè, lasciare a se stesso e al quale non sarebbe rimasto più nulla dopo averla perduta.
Quanto gli era stata dolorosa, benché allora non fosse riuscita a spiegarsela, la freddezza sopravvenuta tra Werther e Alberto! Due uomini intelligenti e buoni, per alcuni segreti dissensi avevano cominciato col serbare il silenzio l'uno verso l'altro; ognuno pensava alle sue ragioni e ai torti dell'altro, i loro rapporti si erano turbati e inaspriti, ed era diventato impossibile sciogliere il nodo nel momento critico da cui tutto dipendeva. Se una dolce intimità li avesse presto avvicinati, se il loro affetto e la loro indulgenza reciproca si fossero ravvivati ed avessero aperto i loro cuori, forse il nostro amico avrebbe potuto ancora essere salvato.
Aggiungiamo a tutto questo un'altra circostanza singolare. Werther, come noi sappiamo dalle sue lettere, non aveva fatto un mistero del desiderio che egli aveva di lasciare questa vita. Alberto l'aveva sempre combattuto, e qualche volta Carlotta e il marito avevano parlato di questo. Alberto, che sentiva per il suicidio una forte avversione, aveva spesso, con vivacità assai strana per il suo carattere, espresso i suoi dubbi sulla sincerità di un simile proposito, e aveva comunicato a Carlotta la sua incredulità. Lei si tranquillizzava dunque quando al suo pensiero si presentava questa triste preoccupazione, ma d'altra parte le pareva che ciò le impedisse di comunicare al marito le ansie che la tormentavano in quel momento.
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