Mi sento l'ardire di cimentarmi col mondo, di sostenere le gioje e gli affanni che vengono dalla terra; di contrastare alle procelle e di non atterrirmi nello scroscio del naufragio. - Egli si annuvola sopra di me, - la luna impallidisce e si vela, - la lampa vien meno! Si leva un tetro vapore, - rubicondi raggi tremolano intorno al mio capo; e mi piove giù dall'alto non so qual ribrezzo che scuote tutte le mie ossa. Ben sento che tu ti aggiri intorno a me. Spirito supplicato! Su, su, rivelati! - Ahi, che strazio si fa del mio cuore! e che novità di affetti travolge tutti i miei sensi! Ecco l'anima mia si abbandona pienamente a te. Uscirai! uscirai! avesse a costarmi la vita. (Piglia il libro e pronuncia le misteriose parole del segno dello Spirito. Sorge una fiamma rossiccia e lo Spirito apparisce nella fiamma).
LO SPIRITO. Chi mi chiama?
FAUST (volgendo la faccia). Oh, vista spaventevole!
LO SPIRITO. Tu ardi e supplichi di vedermi, di udire la mia voce, di affissare il mio aspetto: la potente preghiera del tuo cuore mi ha vinto: io son qui! - Qual miserabile tremito ti coglie ora, o tu che ti stimi più che mortale? Dov'è il forte invocare dell'anima tua? dove il petto che si edificò dentro un mondo e in sè lo crebbe e nudrì, e con trepida gioja si espanse per sollevarsi sino a noi, - per agguagliare gli spiriti? Dove sei tu, Faust? tu, la cui voce mi è pur risonata fin lassù! dov'è colui che si è animosamente avventato sino a me? Sei tu quegli? tu che, percosso dal mio alito, tremi in ogni tua viscera; timido verme che si storce e si divincola tutto!
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Piglia Spirito Spirito Faust
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