Ma perché il mio sguardo si affissa pur sempre a quel luogo? È forse in quell'ampolla qualche fascino per gli occhi? Perché subitamente si sparge intorno a me un amabile sereno, simile a raggio di luna che alita intorno al pellegrino smarrito per la foresta?
Salve, oh, salve tu sola, o ampolla! Devotamente io ti levo di lassù, e ammiro in te il senno e l'arte degli uomini. Essenza che infondi soave sapore: compendio di tutte le forze che delicatamente uccidono, vieni ora in soccorso del tuo signore. Io ti guardo e il mio dolore si disasprisce; ti stringo, e il procelloso fremito della morte a poco a poco si acqueta. Io mi veggo di lunge far cenno di mettermi per l'alto mare; il puro cristallo delle sue acque fiammeggia a' miei piedi, e un nuovo giorno mi alletta a cercare nuove rive.
Un carro di fuoco cala su ali leggiere verso di me. Ecco io mi apparecchio a solcare l'etere immenso, a levarmi per incognite vie verso nuove sfere, verso regioni di attività infaticabile. Ma tu - tu che pur dianzi eri un verme; meriti tu d'esser fatto uno dei beati ed eterni? Sì, purché tu volga risolutamente le spalle a questo amabile sole della terra, purché tu osi squarciare quelle porte, dalle quali ognuno vorrebbe furtivamente ritrarsi. Giunta è stagione da mostrare coi fatti che la dignità dell'uomo non cede alla grandezza degli dei. Non tremare dinanzi a quell'oscuro baratro, sol pieno dei tormenti da noi in nostro danno fantasticati: va franco verso quell'andito, dalla cui bocca sgorgano le fiamme dell'inferno; risolviti con animo sereno al passo tremendo, ancorchè fosse con pericolo di dissiparti nel nulla.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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