Pagina (30/358)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      FAUST. O fortunato chi può sperare di non sommergere in questo pelago di errori! L'uomo sente bisogno di ciò che non sa, e non può far uso di quello che sa. Ma via, non turbiamo con sì tristi pensieri la soavità di quest'ora. Guarda colà come quei casolari sfavillano di mezzo al verde agli ultimi raggi del sole. Egli va oltre e vien meno; il giorno è vissuto. Ma per di là si affretta a rallegrare altre vite. Oh, perché non ho io ali da levarmi alto da terra e tenergli dietro, sempre dietro infaticabilmente? Io vedrei sotto di me il tacito mondo continuamente saettato dai raggi della sera; infocarsi ogni vetta, oscurare le valli, e l'argenteo ruscello mutare in oro le sue correnti. Né la selvaggia montagna coi mille suoi gioghi romperebbe la mia foga, instancabile come il volgersi delle sfere. Già il mare scopre dinanzi ai miei attoniti sguardi i roventi suoi golfi: il luminoso dio pare ormai presso a tuffarvisi, ma io mi sospingo innanzi con maggior impeto, e seguo a bere l'eterna sua luce. Dinanzi a me è il giorno, dietro a me la notte, sul mio capo il cielo, e sotto l'oceano. Soave sogno! e, com'esso, il sole intanto si dilegua. Ahi, non è la corporea che possa gareggiare coll'ali della mente. E nondimeno ogni uomo si sente nascer dentro una naturale vaghezza di muovere in qua e in là, e rigirarsi per l'aria, - quando la lodoletta, svagata per l'azzurra ampiezza del cielo, canta la sua garrula canzone; quando l'aquila con l'ali dilatate va roteando sugli aguzzi vertici dei pini che coronano i monti: e la grua, trasvolando su piagge e su mari, muove desiderosa verso il sito natale.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358