Pagina (37/358)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      FAUST. Coi galantuomini pari vostri si può d'ordinario arguire dal nome l'essenza; da che siete subito chiariti quando vi udiamo nominare diomosche, o corruttore, o bugiardo. Alle corte: chi sei tu?
      MEFISTOFELE. Io mi son parte di quella possanza che vuole continuamente il male, e continuamente produce il bene.
      FAUST. Che vuol dire questo arzigogolo?
      MEFISTOFELE. Sono lo spirito che nega continuamente: ed è ragione; però che quanto sussiste è degno che sia subissato: e sarebbe stato pur meglio che niuna cosa fosse mai uscita ad esistenza. Or dunque tutto ciò che voi uomini dite peccato, distruzione, quel che in somma chiamate male, è mio special elemento.
      FAUST. Tu di' che sei parte, e nondimeno mi stai innanzi intero.
      MEFISTOFELE. Io ti parlo modestamente il vero. Se l'uomo, quella meschina congerie di pazzie, si da ad intendere ch'egli sia un tutto; io son parte della parte che nel principio era in ogni cosa: son parte delle tenebre che partorirono la luce: quella luce che, salita in orgoglio, ora contende la prisca dignità e i campi dello spazio a sua madre la notte. Ma indarno pur sempre, come che vi si affatichi; e impedita lambe le forme dei corpi, scaturisce dai corpi, non abbellisce che i corpi, ed è dai corpi attraversata nella sua via, laonde ho speranza che non durerà lungamente e le bisognerà coi corpi perire.
      FAUST. Ora conosco il tuo degno ministero. Tu non puoi annullare niuna cosa di grande, e però te la pigli con le minuzie.
      MEFISTOFELE. E, per dir vero, io non ho fatto gran lavoro insino a qui; questo non so che cosa, che si oppone perpetuamente al nulla; questo massiccio mondo, per mille prove ch'io abbia fatto, non ho ancor saputo in nessuna guisa azzannarlo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358