FAUST. Egli è un bell'accidente questo! E tu saresti quindi mio prigioniero? La fortuna me l'ha data in favore.
MEFISTOFELE. Il barbone nel saltar dentro non attese a nulla; ma ora sta di un altro modo; e il diavolo non può andar via.
FAUST. E perché non esci per la finestra?
MEFISTOFELE. È legge de' diavoli e degli spettri, che di dove e' si sono cacciati dentro, di là sbuchino fuori. L'entrata è libera, ma l'uscita è d'obbligo.
FAUST. Laonde anche l'inferno ha le sue leggi? Io ne son lieto; perocché, chi facesse patto con alcuno di voi, n'andrebbe sicuro, non è vero?
MEFISTOFELE. Tu godresti largamente di quanto ti fosse promesso; non te ne sarebbe carpito un menomissimo che; ma non è lieve cosa a comprendersi; e di ciò pure si vorrà parlare in tempo più comodo. Ora io ti riprego quanto so e posso che tu voglia mettermi fuori.
FAUST. Rimanti un altro poco, ch'io voglio che tu mi faccia la ventura.
MEFISTOFELE. Deh, scioglimi, ch'io tornerò fra breve, e tu potrai allora interrogarmi a tua posta.
FAUST. Io non ti ho teso gli agguati; ti sei allacciato da te; e chi tiene il diavolo lo custodisca, ché non gli verrà fatto di ripigliarlo così di leggieri.
MEFISTOFELE. Perché ti piace, eccomi disposto a starmene teco; con tal patto ch'io potrò fare le mie arti per tuo dolce passatempo.
FAUST. Fa che vuoi; ch'io sto volontieri a vedere: sol bada che coteste tue arti sieno sollazzevoli.
MEFISTOFELE. I tuoi sensi, amico, faranno maggior tesoro in questa breve ora che non altrimenti nel pigro giro di un anno.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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