Studio (II)
FAUST e MEFISTOFELE.
FAUST. Picchiasi? Avanti! chi viene ora a darmi nuova noia?
MEFISTOFELE. Sono io.
FAUST. Avanti!
MEFISTOFELE. Tu devi dirlo tre volte.
FAUST. Orsù, avanti!
MEFISTOFELE. Così mi piaci; e noi ce la intenderemo insieme, spero. E già, per cacciarti del capo le fantasticaggini, eccomi a te razzimato come un gentiluomo; con un giubbone di scarlatto listato d'oro, un mantello di rigida seta, la penna del gallo in sul cappello e un aguzzo spadone al fianco; e senza più, ti consiglio che tu faccia il medesimo, e svincolato e fuori d'impaccio, esca meco a sperimentare la dolce vita.
FAUST. In qualsivoglia veste io proverò le noje e l'angustia di questo viver mortale. Son troppo vecchio per attendere solo ai piaceri, e troppo giovane perché tacciano in me tutti i desiderj. E che potrà darmi il mondo? "Tu te ne asterrai! Tu ne farai senza!" Quest'è l'eterna canzone che introna gli orecchi di tutti i mortali, stridevolmente ricantataci a tutte l'ore di tutti i dì della vita. Io mi desto con terrore il mattino, e provo una triste voglia di piangere veggendo apparire il giorno, - il quale nel suo corso non adempirà nessuno de' miei desiderj, non uno! Anzi mi scemerà con capricciose sofisticherie insino al presentimento del piacere, e con le mille sue sconce necessità spegnerà nel mio vigile petto ogni virtù di creare. E quando cade la notte, ecco io devo tornare triste e miserabile al mio covile; ed ivi pur nessun riposo mi sarà conceduto e fieri sogni mi spaventeranno.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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