Il dio che abita nel mio petto ben può profondamente agitare le segrete mie viscere; egli signoreggia tutte le mie potenze, ma egli è impotentissimo a nulla muovere che sia fuori di me; e però io incresco a me stesso; la morte mi è desiderabile e odiosa la vita.
MEFISTOFELE. E tuttavia la morte non è sempre la benvenuta come taluno dice.
FAUST. Beato quegli al quale ella cinge le tempie di lauri sanguinosi nel giubilo della vittoria; quegli che ella sopisce fra le braccia di una fanciulla dopo i volubili tripudi della danza. Oh, si avvolgesse pur una volta intorno a me il grande Spirito, e cadessi inebbriato ed esanime al suo fulgore!
MEFISTOFELE. E tuttavia fu un tale una tal notte che non seppe mandar giù certa negra bevanda.
FAUST. Pare che tu ti diletti dello spionare.
MEFISTOFELE. Io non sono onniscente, ma so assai cose.
FAUST. Poiché una soave, insueta armonia mi ha svelto a' miei crudeli proponimenti, e col senso di giorni più lieti ha deluso in me quel poco che ancora mi avanza della mia giovinezza, io quindi maledico tutte le cose che allacciano l'anima con blandimenti e menzogne: e accecandola e adulandola la allettano a durare in questo tristo fondo di miseria! E primieramente sia maladetto il gran pregio nel quale la nostra mente tiene sé medesima. Maladetti gl'inganni dell'apparenza che mai non cessano di sopraffare il nostro intelletto. Maladetto tutto ciò che si maschera di bontà per indurre in noi riverenza; - ciò che ne par bello e santo, - i sogni fallaci del nome e il vento della gloria!
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Spirito
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