FAUST. E che dovrò far io in iscambio per te?
MEFISTOFELE. Quanto a ciò non ti si vorrà far fretta.
FAUST. No, no; il diavolo è un interessato, e non suol già fare leggermente l'utile altrui per l'amore di Dio. Di' su netto e chiaro le condizioni, ché non è senza pericolo il tirarsi in casa un simil servo.
MEFISTOFELE. Odi: io mi obbligo qui a' tuoi servigi, sarò a tutte l'ore al piacer tuo senza un riposo al mondo; e allorchè ci rivedremo di là tu me ne ricambierai col far meco il medesimo.
FAUST. Il di là non mi dà gran noja. Quando tu abbi mandato a rovina questo mondo, venga pure l'altro a sua posta. Da questa terra scaturiscono le mie gioje, e questo sole illumina i miei dolori, e dove io pur giunga a svilupparmi da essi, avvenga allora che vuole e che può. Orsù, non più di questo. Poco mi cale se anche altrove l'uomo ami ed odii, e se vi abbia pure in altre sfere uno insù e uno ingiù.
MEFISTOFELE. Poiché sei di sì buona tempra, tu puoi fare questa prova. Legati a me, e vedrai con quali arti io ti saprò far belli i giorni presenti. Io ti riserbo cose da nessun mortale né vedute né sognate giammai.
FAUST. E che puoi tu darmi, tu povero diavolo? seppe mai un tuo pari comprendere l'uomo e gli alti intendimenti dell'anima sua? Tu mi darai cibi che non saziano, fulvo oro che mi discorre dalle mani come liquido mercurio; un gioco al quale non si vince mai; una fanciulla che al mio fianco fa d'occhio al vicino e gli si promette: mi darai la fama cne splende di celeste nume e si dilegua come meteora!
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Dio
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