Pagina (51/358)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Io me lo strascinerò dietro per gli sterili andirivieni della vita, e non lo pascerò mai d'altro che di scipitezze. Egli ricalcitrerà, sbalordirà, s'invescerà vie più; e cibi e bevande, ch'io terrò sospesi dinanzi all'avida sua bocca, deluderanno mai sempre l'uomo insaziabile. Indarno egli pregherà per refrigerio; e ancorché non si fosse già dato al Nimico, egli dovrebbe in ogni modo andare a perdizione.
     
      Uno SCOLARO entra.
     
      LO SCOLARO. Io son giunto or ora in città, e vengo con la debita riverenza per udire e conoscere un uomo del quale è sparsa sì onorevol fama nel mondo.
      MEFISTOFELE. La vostra cortesia mi rallegra nell'animo. Voi vedete in me un uomo simile a tanti altri. Siete già stato a studio altrove?
      LO SCOLARO. Deh, voglia ella darmi avviamento, la ne prego. Ho la migliore volontà del mondo; una sommetta di danari, e vivezza di gioventù. Mia madre era tutta accorata di vedermi partire: ond'io vorrei, ora che son fuori, fare alcun profitto ne' buoni studj.
      MEFISTOFELE. E qui siete appunto in luogo da ciò.
      LO SCOLARO. Eppure, se ho a dire il vero, io avrei già voglia di andarmene; ch'io non so s'io potrei mai assuefarmi a queste mura e a quest'atrj. È un sito stretto e senz'aria, di dove non si vede né un albero né un fuscello d'erba: e nelle sale, su per le panche, io invero istupidisco, e non odo, non veggo, non intendo più nulla.
      MEFISTOFELE. Tutto nasce da abitudine. Così da principio il fantolino abbocca mal volentieri il seno della madre, ma poi vi corre ingordamente, né sa spiccarsene: e tale avverrà a voi inverso le mammelle della sapienza, che ogni dì le appetirete con maggior desiderio.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Nimico