MEFISTOFELE. Ma su, sceglietevi una facoltà.
LO SCOLARO. Io non saprei accomodarmi alla giurisprudenza.
MEFISTOFELE. Né io saprei darvene gran biasimo, ch'io so il nuovo e il vecchio di questa scienza. Le leggi, simili a un'incurabile pestilenza, si dilatano tacitamente di terra in terra, e si continuano di generazione in generazione: la ragione si trasforma in insensatezza, e il beneficio in tormento. Guai a te, perocché discendi da chi fu prima di te! Della legge nata con noi, di quella, ahi miseri! non è mai fatto parola.
LO SCOLARO. Il suo dire raddoppia la mia avversione. Felice colui ch'ella fa degno de' suoi ammaestramenti. Quasi quasi io torrei a studiare teologia.
MEFISTOFELE. Io non vorrei esservi cagione di errore; ché in sì fatto studio bisogna gran cautela per non torcersi per male vie; ed è sì tutto sparso d'insidie, e sì sottile è il veleno che nasconde, che a gran pena si può discernerlo dal buon nutrimento. A ogni modo anche in teologia date ascolto a un sol maestro, e giurate rigidamente nelle sue parole. In generale, figliuolo, tenetevi alle parole, e senza alcun fatto entrerete per la porta maestra nel santuario della certezza.
LO SCOLARO. Nondimeno nelle parole dee trovarsi un concetto, per quanto io mi so.
MEFISTOFELE. S'intende! ma non bisogna troppo angustiarsene; perché appunto dove manca il concetto, le parole tornano bellamente in acconcio. Per via di parole si disputa alla distesa; con parole si edifica un sistema; le parole sono principal fondamento della fede; e una parola non patisce che le sia levato un iota.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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