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      LO SCOLARO. Questo mi entra meglio; e se ne vede netto il che e il perché.
      MEFISTOFELE. Fratello, ogni teorica è sterile, ma lieto e florido l'albero della vita.
      LO SCOLARO. Io lo giuro che mi par di sognare. Potrei io venire un'altra volta a sturbarla, per nieglio imbevermi delle sue dottrine?
      MEFISTOFELE. Dove io valgo e posso, non sarò mai per mancarvi.
      LO SCOLARO. Io non saprei andarmene, se prima non le ponessi innanzi il mio libro de' ricordi. Mi conceda un grazioso segno della sua benevolenza.
      MEFISTOFELE. Con tutto 'l cuore. (Scrive, e rende il libro.)
      LO SCOLARO (legge). Eritis sicut Deus, scientes bonum et malurn. (Egli chiude rispettosamente il libro, e s'accomiata.)
      MEFISTOFELE. Segui solo l'antico detto di mio avolo il serpente, e verrà giorno che il tuo voler somigliare a Dio non ti angoscerà poco.
     
      FAUST entra.
     
      FAUST. Dove vassi ora?
      MEFISTOFELE. Dove ti aggrada. Visiteremo prima il piccolo mondo, indi il gran mondo. O, quanto ha a riuscirti delizioso questo folleggiare in qua e in là!
      FAUST. Ohimè! con la mia lunga barba, io non ho né destrezza né arte del vivere. Vedrai che mi andrà ogni cosa al rovescio. Io non seppi mai accomodarmi al mondo, e nell'altrui presenza mi sento così da poco, ch'io sarò continuamente intricato.
      MEFISTOFELE. Mio buon amico, non ti dare fastidio di ciò, ché tutto acquisterai coll'uso degli uomini. Fa di avere fiducia in te, e tosto avrai l'arte del vivere.
      FAUST. Or bene, come ci mettiamo noi in cammino? Hai tu carrozza e cavalli? Hai tu servitori?


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Scrive Deus Dio