MEFISTOFELE. A me anzi un simil ragionare riesce gustosissimo.
(Alle bestie.) Or mi dite anche, bertuccioni sciocchi,
Che è quel che nel paiuolo rimestate?
LE BESTIE. Egli è una broda lunga da pitocchi.
IL GATTO (s'accosta a Mefistofele e gli si stropiccia intorno).
Deh, i dadi fuora
Gitta, o signore.
E vincitore
Fammi in buon'ora.
Ahi, poveretto,
Vivo in martoro,
Ma se avessi oro
Avre' intelletto.
MEFISTOFELE. O, quanto la bertuccia si stimerebbe beata, sol che potesse mettere al lotto. (I gattimammoncini stanno intanto giuocando con una grossa palla, e rotolandolasi innanzi.)
IL GATTO. Quest'è il mondoChe va ratto
Ratto a tondo;
Ognor tratto
Nanzi e 'ndietro,
Scende e sale;
E risona come vetro.
Che è sì frale!
Di colori,
Di splendori
È di fuori
Luculento,
Ma di drento
Pien di vento,
Bugio e cieco
Come speco,
Muccin bello,
Ti ritrai;
Che se in ello
Oimè, intoppi, tu morrai.
Tutto gajo
È a vedello;
Ma d'argigliaLo fe' il sommo pentolajo,
E va in cocci qual stoviglia.
MEFISTOFELE. Che vuoi dire quel crivello?
IL GATTO (levandolo già).
Se tu se' ladroncello
Io ti conosco, tosto ch'io ti squadro.
(Corre alla gatta e la fa guardare per mezzo il crivello.)
Deh, mi squadra costui
Per mezzo a' fori sui,
E di' senza rispetti s'egli è ladro.
MEFISTOFELE (accostandosi al fuoco). E cotesto calderone?
GATTO e GATTA.
O, lo sciocco! o, il gocciolone!
Non conosce il calderone.
Non conosce la pignatta.
MEFISTOFELE. Che bestial, villana schiatta!
IL GATTO. Nella seggiola ti assetta,
E to' in mano la scopetta.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Mefistofele Corre
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