Ma andiamo, che oramai tu mi hai tolto il capo. Tu hai ragione, perch'io mi sto nelle tue mani.
Giardino
MARGHERITA appoggiata al braccio di FAUST,
MARTA con MEFISTOFELE, passeggiando su e giù.
MARGHERITA. Ben veggo ch'ella vuol usarmi cortesia; si umilia per farmi arrossire. I viaggiatori son soliti a mostrare condiscendenza, e pigliar per bene ogni cosa; ma io so che il mio povero discorso non può intrattenere un uomo di tanta esperienza.
FAUST. Un tuo sguardo, una tua parola, mia cara, mi son più soavi, che non tutta la saviezza che può insegnare il mondo. (Le bacia la mano.)
MARGHERITA: Deh, non faccia! come può ella degnarsi di baciare la mia mano, che è sì ruvida e brutta? Ma che non mi tocca fare in casa? E mia madre, per vero, è molto sottile. (Vanno oltre.)
MARTA. E voi, mio signore, voi seguitate senza fine a viaggiare?
MEFISTOFELE. Ohimè, le faccende e gli obblighi nostri ci astringono a questo! - Spesso egli è un dolor grande il doversi partire di alcuni luoghi, e nullameno non vi è né via né modo di rimanere.
MARTA. Nel fervore degli anni debb'essere pien di diletto quell'andare qua e là senza impacci pel mondo; ma l'età grave vien via a gran passi, e non è finora tornato bene a nessuno il condursi celibe e solo verso il sepolcro.
MEFISTOFELE. Ben dite: e con terrore io veggo dinanzi a me in lontananza quel triste termine.
MARTA. Però, mio degno signore, consigliatevi in tempo. (Vanno oltre.)
MARGHERITA. Sì, Sì! lontano dagli occhi, lontano dal cuore. È vostra usanza il corteggiare; ma voi avete amici in quantità che hanno assai miglior senno e accorgimento di me.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Deh Vanno Vanno
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