FAUST. Mi permettete ch'io v'accompagni?
MARGHERITA. Mia madre potrebbemi... Addio!
FAUST. Devo dunque andarmene? Addio.
MARTA. Buona sera.
MARGHERITA. A ben rivederci presto. (Faust e Mefistofele partono.) Bontà divina! che mente ha quest'uomo! E come pensa a tutto a tutto! Ed io gli sto innanzi tutta vergognosa, e dico di sì ad ogni suo detto. Sono una povera ignorante, e invero non so intendere quel che egli si trovi in me.
Foresta e spelonca
FAUST solo.
Mente suprema! tu mi desti tutto, - tutto quanto io ti chiesi. E non indarno tu volgesti verso di me la tua faccia cinta di fuoco. Mi desti in regno la splendida natura, e possanza di amarla e di goderne. Né tu mi concedi soltanto di guardare sovr'essa con fredda e torbida maraviglia, ma di mirare nel suo seno profondo come nel petto di un amico. Tu schieri dinanzi a me l'infinita varietà dei viventi, e m'insegni a conoscere i miei fratelli per entro i taciti cespugli, nell'aria e nell'acque. E quando la procella mugghia per la foresta e prostende gli ardui pini, che rovinando, schiantano e spargono a terra tutta la selva soggetta; e le valli cavernose rintronano orrendamente della loro caduta, allora tu mi fai ricoverare nelle spelonche, e quivi riveli me a me medesimo; qui tutte mi si disascondono le occulte maraviglie dell'anima mia. E intanto la luna sorge limpida nel cielo, che si riapre e serena, ed io veggo fuor degli umidi cespugli e su per le ripide balze muovere le ombre argentee dell'età andate, che tacite, aleggiandomi intorno, temperano l'austero diletto della meditazione.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Faust Mefistofele Bontà
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