Ahi! ed ora io sento che non ci è per l'uomo nessun bene scevro di amarezze. Perché veramente tu mi hai dato quest'animo che mi leva a partecipare delle gioje degli immortali, ma poi tu mi hai messo a' fianchi questo compagno, del quale io non so oramai più far senza; costui che freddo e impudente mi umilia dinanzi a me stesso, e coll'alito di una parola inaridisce e riduce a nulla tutti i tuoi doni. Egli mi tiene accesa nel petto una torbida fiamma, che affannosamente mi caccia verso quella soave bellezza; ond'io trascorro insaziabile dal desiderio al godimento, e dopo il godimento, sospiro il desiderio.
MEFISTOFELE entra.
MEFISTOFELE. Che è di te? non ti viene ancora in noja cotesta sciocca tua vita? Come puoi tu compiacerti in essa sì a lungo? Che si voglia una volta assaggiarne non disapprovo; ma per passar tosto a cose nuove.
FAUST. Io vorrei che tu avessi altro da fare che molestarmi nelle mie ore buone.
MEFISTOFELE. Ehi! se tu dici da senno, io non sarò in gran fastidio per piantarti lì; ché in vero c'è ben poco da guadagnare con un compagno così rustico e lunatico e pazzo come sei tu. Ve', gli si sta tutto 'l dì innanzi con le man piene, e non gli si caverebbe di bocca con le tanaglie quel ch'egli abbia o non abbia in piacere.
FAUST. Deh, come la piglia bene pel suo verso costui! Sta a vedere ch'ei vuol essere ringraziato della noia che mi dà.
MEFISTOFELE. Meschinissimo mortale! qual vita, dimmi, sarebbe stata la tua senza di me? Io son quegli che ti ho guarito delle tue dolorose fantasie, e s'io non era, tu te ne saresti già da gran tempo andato dal mondo.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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