FAUST. Non vi è pericolo, mio bell'angelo! Togli quest'ampolletta; e sol tre gocciole che gliene mesci nella sua bevanda, la sommergeranno in un placido e profondo sonno.
MARGHERITA. Che non farei per l'amor tuo! Non le può far danno, non è vero?
FAUST. Cuor mio, vorrei io proportelo se potesse?
MARGHERITA. Sol ch'io ti guardi, mio caro, non so che mi persuade di consentire ad ogni tuo desiderio, e tanto io ho già fatto per te, che ora mai mi rimane ben poco da fare. (Parte.)
MEFISTOFELE entra.
MEFISTOFELE. La babbuina! se n'è ella ita?
FAUST. Tu hai fatto la spia, eh?
MEFISTOFELE. Ho teso un poco gli orecchi, e ho udito ad un di presso ogni cosa. Il dottore fu catechizzato, e gli farà buon frutto, spero. Sta molto a cuore alle fanciulle che il lor caro giovane sia un semplice e dabbene all'antica, perché elle pensano: S'egli condiscende in questo, sarà condiscendente anche verso di noi.
FAUST. Tu non puoi, mostruosa creatura, comprendere come quella candida e soave anima, tutta accesa della sua fede, che solo può condurla a salvazione, piamente s'affanni in pensare ch'ella dee tenere per perduto l'uomo che le è caro sopra ogni cosa.
MEFISTOFELE. O sensibile, strasensibile amante! una femminetta ti mena per il naso.
FAUST. Sozzo innesto di fango e di fuoco!
MEFISTOFELE. E la è anche buona fisionoma: e nella mia presenza ella prova, non sa ella che, io ho sul volto la maschera, trappole e inganni covano sotto; io mi sono in sua fé qualche mal genio; e, Dio la salvi, forse forse il diavolo.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Dio
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