Ne veggo appunto uno colà che mena attorno giocondamente la sua fiammella. Olà, amico, poss'io pregarti di venirne verso di noi? Che vuoi tu starti colà ad ardere indarno? Vien qua, in buon'ora, e fanne lume su per la salita.
IL FUOCO FATUO. Per buon rispetto io m'ingegnerò di correggere il mio leggier naturale; ma ben sapete che noi abbiamo per costume di andare a zigzag.
MEFISTOFELE. Eh, eh! egli si studia di contraffare gli uomini. Va via dritto in nome del diavolo, o ch'io ammorzo d'un soffio quel tuo picciol guizzo di vita.
IL FUOCO FATUO. Voi siete quassù il padrone, ben me n'avveggo, e farò come saprò meglio il piacer vostro. Ma badate che in questo dì la montagna ha addosso gl'incanti e la pazzia, e se un fuoco par mio deve insegnarvi il cammino, non avete a guardarla troppo pel sottile.
FAUST, MEFISTOFELE e il FUOCO FATUO, cantando a vicenda.
Nel paese de' sogni, nel regno
Degl'incanti or mettiamo i vestigi.
Fatti onore, dimostra l'ingegno,
Ben ne guida per l'ombre e i prestigi,
Sì che ratto usciam fuori all'aperto
Su lo sterile giogo deserto.
Ve' come rapidi
Indietro fuggono
Arbor dopo arbori
Ve' come i vertici
De' monti girano,
Come traballano,
E si dirupano!
Come i lunghissimi
Nasi degli orridi
Macigni russano,
Come trombettano!
Giù per sassi e verdi clivi
Si devolvon freddi rivi.
Odo io 'l fremer de' torrenti?
O il rombar odo de' venti?
O son gemiti d'amanti?
Son concenti di quei belliDi che il ciel spiegava l'ali
O son giubili, o son canti?
Vêr la terra, e da fratelliVisser gli angeli e i mortali?
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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