Soave all'animaSpeme m'infondono,
E desir trepidi!
Mi torna il giovineTempo nel cor;
Gli spirti tremanoEbbri d'amor.
E le strane arcane noteL'eco mesta ripercote
Via per l'erta, come oscuroSuon de' secoli che furo.
Gufi! Allocchi! non odi? e pavoncelle.
E civette ogni intorno! E le ghiandaje
Son tutte deste anch'elle?
Son salamandre qui per le prunaje?
O che pance! o che gambe!
E le radici in forma di serpenti
Su per gli scogli vanno
Vagando e per le ghiaje;
E ne annodan di strambe
Maravigliose, e danno
Subitani spaventi.
Giù dall'arbor viventi
Corron triboli e rovi,
E dov'è che il piè movi
T'avviluppi, t'impacci,
Sei colto in mille lacci.
Topi dipinti di color diversi
Van per le felci della landa in frotte,
E luccioloni volan per la notte
Con tai folgori quai mai non vedèrsi.
Ora dal vento spersi,
Or addensati sul cammin malvagio,
Ne addoppiano il disagio.
Ma su, dimmi: Stiam noi, o andiam noi?
Tutto tutto qui il monte si gira
Con le rupi e cogli arbori suoi.
O, che giochi ne fan! Mira mira
Immillarsi i volubili fochi
E gonfiare e scoppiare! O, che giochi!
MEFISTOFELE. Tienti saldo al lembo del mio mantello. Qui su a mezzo la costa è una roccia da dove vedrai con tua gran maraviglia come Mammone arda per tutta la montagna.
FAUST. Che strano chiarore si accende colaggiù alle falde, e s'interna fin entro le più profonde gole del monte! Là sorge un fumo, colà esalano pingui zolfi; e da quel lato balena fuori dai vapori una luce che, trasformandosi, ora discorre per l'aria in sottili filamenti, ed ora prorompe a guisa di grandi polle d'acqua.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Stiam Mammone
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