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      LA BELLA.
      Il desio delle tonde pomelle,
      Figli d'Eva, in voi nasce con voi.
      Molto godo che anch'io d'assai belle
      N'ho in giardino; le cogli se vuoi.
      MEFISTOFELE (con la vecchia).
      Una volta un mal sogno fec'io:
      Vedea un'arbore fessa per mezzo;
      E nell'arbore...;
      Benché... gli feci buon vezzo.
      LA VECCHIA.
      Me le inchino umilissimamente,
      Cavaliere dal piè di cavallo.
      Son quell'arbore, ho... patente,
      ..., se a schifo non ballo.
      PROCTOFANTASMISTA. Maledetta ciurmaglia! Che pazze licenze son queste? Non ve l'abbiamo noi già provato e riprovato le mille volte? Uno spirito non deve mai stare compostamente in sui piedi; ed ecco voi ballate in tutto alla guisa di noi uomini!
      LA BELLA (danzando). Che borbotta costui del nostro ballare?
      FAUST (danzando). Eh, egli si ficca da per tutto. Quand'altri balla bisogna ch'egli lo commenti e lo giudichi; e se non può bisbeticare su ciascun passo, egli è come se il passo non fosse fatto. Sovra tutto poi gli monta la stizza, quando ne vede ire innanzi. Se vi piacesse di volgervi continuamente in giro, come suol fare egli nel suo vecchio molino, forse troverebbe che ogni cosa sta a perfezione, specialmente se tratto tratto voleste fargli un profondo salamelecche.
      PROCTOFANTASMISTA. E ancora siete lì? Egli è insopportabile! Orsù, sparite! Noi abbiamo dilucidato ogni cosa, noi! La plebaglia de' diavoli non vuol freno né regole. Noi siam pieni di senno, e vanno attorno per Tegel non so che spettri. Quanti anni or sono che noi ci travagliamo a dissipare sì fatti errori! e il mondo non è ancor bene stenebrato.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Eva Tegel