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      Tu hai certo udito narrare di Medusa.
      FAUST. Veramente son gli occhi di un morto, che non furono chiusi da una mano benevola. Quello è il seno che Ghita mi ha conceduto; quello il soave corpo di lei!
      MEFISTOFELE. Quello è tutto stregoneccio, o pazzo che sei, da lasciarti così subito affascinare! Sappi che a ciascuno ella sta innanzi in forma della donna ch'egli ama.
      FAUST. Che dolcezza! - ed oh, che struggimento! Io non so levarmi da quella vista. Ed è pure strano quel nastricello rosso posto come per vezzo intorno al suo bel collo, non più largo del dosso di un coltello.
      MEFISTOFELE. Tu di' il vero; e il veggo io pure. Ella potrebbe anche portare il suo capo sotto l'ascella, però che Perseo gliel'ha reciso. E tu andrai sempre così pazzo delle illusioni! Orsù, vientene là in vetta a quel poggio, che ti ricreerai come se tu fossi a Vienna nel Prater; e s'io non ho le traveggole, ivi è veramente un teatro. Ehi! che è quel che si prepara costà?
      SERVIBILIS. Si ricomincia subito. Una nuova farsa e l'ultima delle sette; ché tante appunto noi sogliamo darne quassù. Essa fu scritta da un dilettante, e sarà recitata da dilettanti. Signori, io mi vi scuso se sparisco, ma io mi diletto di alzare il sipario.
      MEFISTOFELE. Piacemi di trovarvi sul Blocksberg; che qui siete in luogo degno di voi.
     
     
     
      SOGNO DELLA NOTTE DI VALPURGAOVVERO
      LE AUREE NOZZE DI OBERON E TITANIAINTERMEZZO.
     
     
      IL DIRETTORE DEL TEATRO.
      Noi di Midingo siamo gli strioniCh'oggi abbiam festa, e qui appariam da sezzo.
      Acquosa valle ed orridi burroni


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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