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      Ma, ahimè! A che serve l'intelligenza, la mente, la bontà del cuore, la prontezza della mano, se lo Stato è consumato da una febbre ardente, se il male genera il male? Chiunque dall'alto di queste vette abbassa lo sguardo sopra questo vasto reame, quasi sognasse penosamente, lo scopre in balia di mostri schifosi, vi vede regnare legalmente l'illegalità, e svolgersi una continua sequela di errori. Questi invola un armento, quegli una donna, altri il calice, la croce, i candelabri dell'altare, e sano e salvo ne mena vanto per anni ed anni. I querelanti s'affollano nella sala di udienza del tribunale, ove il giudice si pavoneggia impettito, mentre rumoreggia il torrente della rivolta che ingrossa ed irrompe con crescente furore. Chi fa a fidanza con complici, può davvero gloriarsi della sua infamia e de' suoi delitti; e là dove l'innocente è solo a difendersi, si sente proclamare colpevole. È così che tutti cercano di dilaniarsi e di distruggere ogni sorta di diritto. Dopo ciò, come è possibile che si sviluppi quel senso che ci dovrebbe solo guidare verso il bene? L'uomo di buone intenzioni finisce quasi sempre per lasciarsi sopraffare dall'adulazione e trascinare alla corruzione; un giudice che non può punire, diventa l'alleato del colpevole. Il quadro è dipinto in nero, eppure mi duole di non aver potuto trovare tinte ancora più tetre (pausa).
      I colpi di Stato sono inevitabili, poiché in quell'atmosfera di delitti e di sofferenze, la stessa Maestà finirebbe ad essere a sua volta vittima di tale jattura.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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