IL MARESCIALLO. Io pure, ahi lasso! sono colpito dal flagello! Noi ci proponiamo ogni giorno delle economie, ed ogni giorno spendiamo dippiù. Intanto la mia inquietudine va sempre crescendo. Manco male che finora il cuoco non ha sofferto. I cinghiali, i cervi, le lepri, i capriuoli, i tacchini, i polli, le oche e le anitre, la nostra parte dei balzelli e le rendite sicure, si riscuotono ancora discretamente; ma il vino ci fa difetto. Una volta nelle nostre cantine s'ammonticchiavano le botti riempite delle migliori qualità, ma la sete insaziabile dei nostri signori ne ha succhiato fino l'ultima goccia. Anche il consiglio municipale ha dovuto aprire le sue sale; gl'invitati diedero l'abbrivo al nappo, all'orciuolo di stagno... ed eccoli sotto la tavola..E sono io che paga, che debbo soddisfare tutti. Coll'ebreo non si può trattare; egli mette in campo ogni sorta di usuraje pretese, le quali ci fanno divorare anticipatamente le risorse delle annate future; i majali non ingrassano più; tutto è impegnato, persino la materassa del nostro letto, ed il pane che ci si ammannisce è un pane mangiato in erba.
L'IMPERATORE (a Mefistofele, dopo un momento di riflessione). E tu, buffone, non conosci miserie da spifferarmi a tua volta?
MEFISTOFELE. Io? no, di certo. Come potrei vederne in mezzo all'aureola di gloria che circonda te e i tuoi? Potrebbe venir meno la fiducia là dove la Maestà impera assolutamente, ove il potere è sempre all'erta per disperdere i nemici, ove la buona volontà rinvigorita dal senno e da una molteplice attività è sempre pronta?
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Mefistofele Maestà
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