... In vasti antri asserragliati da ogni parte, egli vede schierato in bell'ordine tutto un attiraglio di vasellame, di coppe antiche ornate di rubini; e se vuole servirsene trova il tutto ricoperto di una vecchia melma. Tuttavia, fidatevi di un provetto conoscitore. Da lungo tempo il legno delle dove è infracidito, e il tartaro ha rinnovato le pareti della botte. Non sono le sole essenze di vini così sublimi, non soltanto l'oro e le gemme che si avvolgono nell'orrore dell'oscurità. Il sapiente fruga senza posa; strappare il segreto delle cose alla viva luce del giorno è una corbelleria; i misteri hanno per elemento le tenebre.
L'IMPERATORE. Quanto alle tenebre, io te le abbandono. A che serve l'oscurità? Tutto ciò che ha pregio deve mostrarsi in piena luce. Come si potrebbe discernere un birbante in mezzo ad un bujo profondo? Tutte le mucche in questo modo son nere, ed ogni gatto è bigio. Via! Vediamo questi vasi nascosti e pieni di masse d'oro! Spingi l'aratro, e che veggano il sole!
MEFISTOFELE. Prendi la zappa e la marra, e scava tu stesso; il lavorar la terra ti farà grande. Ne uscirà un branco di vitelli d'oro; rapito di gioja, affrettati allora ad adornare te e la tua diletta, poiché un diadema sfolgorante di gemme mette in rilievo tanto la bellezza che la maestà.
L'IMPERATORE. AI lavoro, adunque! A che indugiamo ancora?
L'ASTROLOGO (ripetendo come prima ciò che Mefistofele gli suggerisce.) Sire, modera un desiderio così ardente! Lascia che prima abbia fine la festa, e i suoi tripudi.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Mefistofele Sire
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