Il fuoco arde, - la zuppa bolle, - la carne cuoce, - l'arrosto è a buon punto; il vero ghiottone, - il parassita - sente l'odore dell'arrosto, - e del pesce, - e gli vien l'acqua in bocca pensando al pranzo del cliente.
UN UBBRIACONE FUOR DI SÉ. Che tutto mi vada a seconda oggi, - mi sento così forte ed indipendente! Aria fresca, ed allegre canzoni, - le intono io stesso, e bevo, e trinco, e trinco. Bevete voi altri, tin, tin, tin. E tu pure laggiù, vien qua, - tocca, trinca, e la è finita.
La mia sposina andava in collera, e faceva in pezzi questo bell'abito; - e se mi risentivo sul serio, - mi trattava da pupattolo; ma io bevo, bevo, bevo, - al tintinnio de' bicchieri. Voi altri pupattoli trincate; quando i bicchieri tintinnano, non c'è di meglio a fare.
Non istate a dire che io vo fuori di carreggiata; sto bene ove sono; se l'oste non mi fa credito, me lo fa l'ostessa, od alla fine me lo farà la servente. Io bevo, bevo, io bevo sempre! Suvvia, voi altri, tin, tin, tin, tutti d'accordo! e sempre di seguito. Mi pare che non si può dir meglio.
Io me la spasso, come e dove, non monta; lasciatemi dormire a questo posto, giacché non posso più tenermi in piedi.
IL CORO. Coraggio, amici, beviamo, bevete tutti! qua, un brindisi spigliato, tin, tin, tin. Reggetevi saldi sul banco, o sullo scanno. Per chi rotola sotto la tavola, la è finita.
L'ARALDO (annunzia poeti d'ogni specie: naturalisti, di corte, cavallereschi, gli uni ispirati, gli altri sdolcinati. In questa gara di concorrenti, ognuno impedisce al suo vicino di farsi avanti.
| |
Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
|
|
|