- Perdona, o mia canzone! Io getto i miei lamenti alle rupi, e l'eco, ascolta, ripete: vendetta! Colui che è mutabile non deve durare in vita.
L'ARALDO. Vogliate tirarvi un poco da parte, poiché ciò che viene a questa volta non ha alcuna somiglianza con voi. - Ecco avanzarsi una montagna coi fianchi ricoperti di lussureggianti e variati tappeti, la testa armata di lunghe corna, e d'una tromba che si muove come fanno i serpenti. È un mistero e ve lo spiego. - Una donna delicata e gentile, seduta sulla nuca di essa la dirige abilmente col mezzo di una sottile bacchetta; un'altra posata maestosamente sul vertice è circondata da uno splendore che abbaglia. Alcune nobili dame camminano incatenate ai loro fianchi; l'una inquieta, l'altra tutta lieta; questa tormentata da desideri, quella libera di cure. Orsù che ciascuna dichiari l'esser suo.
LA PAURA. Le faci fumanti, le lampade, i candelabri spargono una luce tremolante attraverso l'armeggio della festa; i miei ceppi, ahimè, mi trattengono immobile in mezzo a queste parvenze ingannatrici!
Via di qua, o voi che ridete e siete voi stessi ridicoli! Il vostro sghignazzare sveglia i miei sospetti. Questa notte tutti i miei antagonisti mi assalgono. Un amico s'è cangiato in nemico, - m'è nota la sua maschera. - Un altro voleva assassinarmi! Ora che è stato scoperto, se la svigna. - Oh! come bramerei fuggirmene dal mondo, per andar altrove, non importa in che posto! - Ma laggiù vi è il nulla che mi sgomenta; ed io pendo incerta tra le tenebre e l'orrore.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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