Io amerei per debito d'ufficio darvi spiegazioni sul carattere e sulle forme di costoro, ma come definire ciò che non si capisce? Venite adunque tutti in mio ajuto. Vedete quel magnifico carro a quattro cavalli che scivola entro la folla, penetra dappertutto, senza fendere la calca, senza che alcuno si scansi? Guardate che faville colorate esso slancia tutto intorno, in mezzo a mille stelle tremolanti; lo si direbbe una lanterna magica. Eccolo che s'avvicina collo scroscio d'un uragano furioso. Largo, largo! io rabbrividisco!
UN FANCIULLO (che guida il carro). Fate alto, o corsieri! ripiegate l'ali, obbedite al solito freno; rallentate la corsa, quando io v'avverto di moderarla; slanciatevi velocemente quando vi eccito. - Rendiamo omaggio a questi luoghi. - Vedete come cresce intorno a voi la folla meravigliata! All'opera, adunque, o araldo! e prima che fuggiamo di qui manifesta a tuo modo i nostri nomi e l'esser nostro. - Tu devi conoscerci, poiché noi siamo le allegorie.
L'ARALDO. Non saprei come chiamarti; potrei piuttosto descriverti.
IL FANCIULLO. Provati.
L'ARALDO. Prima di tutto, giova confessarlo, sei giovane e bello, un adolescente che le donne vorrebbero fosse già adulto; tu mi sembri un vagheggino in erba, della razza dei seduttori.
IL FANCIULLO. S'intende! Continua, svela il brillante senso dell'enigma.
L'ARALDO. Come splendono le tue nere pupille, e come spicca sul bruno della tua capigliatura quello sfolgorante diadema! Con qual grazia quel tuo mantello con fregio di porpora e d'oro ti scende dalle spalle ai talloni!
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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