Alla solitudine! In questa va a creare il tuo mondo.
IL FANCIULLO. È così che io mi stimo un degno messaggero, è così che io ti amo come il mio più prossimo parente. Ove tu risiedi regna l'opulenza, ove son io, ognuno nuota in un mare di tesori. In questa vita assurda, l'uomo pende sovente incerto se deve darsi a te o a me. Coloro che ti seguono possono a dir vero acquietarsi nell'ozio; ma chi corre sulle mie orme ha sempre qualche cosa a fare. Io non agisco nel segreto; solo che mi faccia a respirare, e ciò basta per essere tradito. Addio, dunque! tu m'abbandoni alla mia felicità! Ma appena avrai proferito sommessamente il mio nome, tu mi vedrai ritornare. (Esce come è venuto).
PLUTONE. È ormai tempo di tirar fuori i tesori. Basta che io tocchi le serrature colla bacchetta dell'araldo, perché esse si schiudano. Mirate! Un sangue d'oro circola entro i forzieri di bronzo. Qual pompa di diademi, di catene, di monili sfarzosi! Qual massa d'oro! Potrebbe struggersi ribollendo!
DIVERSI CLAMORI NELLA FOLLA. Guardate, guardate che rilucente fusione! essa riempie il forziere sino all'orlo. I vasi si cambiano in un liquido d'oro, i rotoli di ducati scorrono come appena usciti dalla zecca. Oh come mi batte il cuore! Ho una vertigine di desideri. Vi si offrono tesori, accettateli subito; non avete che ad abbassarvi per diventar ricchi. Noi, ratti come il baleno, c'impossessiamo del forziere.
L'ARALDO. Che fate, insensati? Non c'è in tutto questo che una commedia da mascherata, e non si chiede di più per questa sera.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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