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      Tu l'hai fatta questa firma, e molto chiaramente. Quindi migliaja d'artisti l'hanno riprodotta a migliaja. Ed affinchè tutti potessero godere di tanto beneficio, non abbiamo indugiate a bollare gran numero di biglietti d'ogni valore, da dieci, da trenta, da cinquanta, da cento. Voi non arrivate a farvi un'idea del bene che ne risente il paese! Guardate la vostra città, non ha guari ancora sì scombussolata, e già presso alla ruina, come rinasce d'ogni parte alla vita, ed esulta ebra di piacere! Quantunque si sappia che il tuo nome forma da tanto tempo la felicità del mondo, esso non attirò mai come ora l'ammirazione e l'amore. Oramai non v'è più bisogno dell'alfabeto; quella firma basta a rendere tutti felici!
      L'IMPERATORE. I miei sudditi le accordano il valore dell'oro puro? L'esercito, la corte acconsentono a riceverla in pagamento? Per quanto ne sia stupito, debbo lasciare ch'essa abbia corso.
      IL MARESCIALLO. Sarebbe impossibile d'arrestare il corso della carta, che vola, si sparge colla rapidità del baleno. La bottega degli incaricati del cambio è spalancata, e fa onore a qualunque effetto, ricevendolo con qualche ribasso, è vero, contro oro ed argento, di cui tutti si servono, presso il macellajo, il panattiere, e l'albergatore. La metà della gente non sogna che feste, l'altra si pavoneggia in nuove acconciature. Il merciajo taglia, il sartore cuce. Il vino zampilla nelle taverne al grido di: Viva l'imperatore! Fumano le marmitte, girano gli spiedi, rumoreggiano le stoviglie.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358