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      MEFISTOFELE. Ti affida in balia dell'oceano, immergiti nella contemplazione dell'infinito; lą almeno vedrai l'onda accavallarsi sull'onda, e nel momento in cui l'abisso si spalancherą davanti a te, sarai invaso dallo spavento. Vedrai almeno qualche cosa. In seno alla verde profonditą del mare calmo vedrai guizzare i delfini; e in alto, il sole, la luna, le stelle, le nubi mosse dal vento; ma nell'eterno lontano vuoto non iscorgerai pił nulla, non sentirai pił il rumore de' tuoi passi, non troverai alcun che su cui posarti.
      FAUST. Tu mi parli come il pił saccente mistagogo che abbia mai ingannato un fido neofita; ma riesci all'opposto. Tu mi mandi nel vuoto affinchč la mia arte ed il mio senno si rinvigoriscano; tu mi tratti un poco alla stregua del gatto, affinchč io ti tragga le castagne dal fuoco. Non importa! io ho ferma speranza di trovar nel tuo nulla il tutto.
      MEFISTOFELE. Lascia che io mi congratuli con te prima di separarci! Veggo che ormai conosci bene il tuo diavolo. Prendi questa chiave.
      FAUST. Come! codesta?
      MEFISTOFELE. T'affretta a prenderla, e guarda bene dal disconoscerne il potere.
      FAUST. O meraviglia; essa ingrandisce nelle mie mani, s'accende, e getta lampi.
      MEFISTOFELE. Tu t'accorgi fin d'ora quanto sia prezioso e potente quest'arnese. Esso ti sarą di guida per iscoprire il luogo; seguila, e ti troverai presso le Madri.
      FAUST (trasalendo). Le Madri! Questa parola mi colpisce sempre come un fulmine. Come mai non posso tollerarne il suono?
      MEFISTOFELE. Sei tu cosģ dappoco da turbarti per una parola?


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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