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      UN CAVALIERE. Per quanto lo osservi, non veggo in lui che il pastore: nulla che rammenti il principe, o le maniere della corte.
      UN ALTRO. Mezzo nudo com'è, appare un bel giovane, ne convengo; ma bisognerebbe vederlo vestito.
      UNA DAMA. Vedete con quale molle abbandono si siede.
      UN CAVALIERE. Vi sarebbe gradito sedere sulle sue ginocchia, non è vero?
      UN'ALTRA DAMA. Come è grazioso quando posa sul capo il suo bel braccio!
      UN CIAMBELLANO. Che villano! Può essere più sconveniente questo suo atteggiamento?
      LA DAMA. Voi altri uomini trovate sempre qualche cosa da criticare!
      IL CIAMBELLANO. Sdrajarsi in quel modo davanti all'imperatore! Che vergogna!
      LA DAMA. È un atteggiamento qualunque: egli crede di essere solo.
      IL CIAMBELLANO. Che importa? Anche le consuetudini del teatro devono qui piegarsi all'etichetta.
      LA DAMA. Un dolce sonno s'impadronisce di quella vaga creatura.
      IL CIAMBELLANO. Bravo! aspettiamoci a sentirlo russare. Non ci mancherebbe altro! Benissimo!
      UNA GIOVANE DAMA (entusiasmata). Ma qual fresco profumo di rosa e d'incenso mi scende nell'anima e ne invade le fibre più profonde?
      UN'ALTRA PIÙ ATTEMPATA. È vero! Un soffio tutto speranza penetra nei cuori, e spira da lui!
      UNA VECCHIA. È il fiore d'ambrosia, che s'apre rigoglioso e si sviluppa nel suo petto giovanile profumando l'atmosfera intorno ad esso. (Elena comparisce.)
      MEFISTOFELE. È questa dunque? Davvero che non temerei di perdere la pace per lei. È bellissima, ma non mi fa grande impressione.
      L'ASTROLOGO. Quanto a me, non ho più nulla a dire, - lo confesso da uomo d'onore - quand'anche avessi lingua di fuoco!


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Elena