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      Però, più m'avvicino, e più cresce il mio stupore. È proprio lui, ancora seduto a quel posto ed avviluppato nella sua grossolana pelliccia! In quel tempo, a dire il vero, l'avevo in conto d'un grande sapiente, perché non lo capivo ancora. Ma oggi non m'acchiappa più! All'erta, adunque, e andiamo a parlargli!
      Vecchio signore, se i torbidi flutti di Lete non hanno ancora sommersa la vostra testa aggravata e calva, vedete in me uno studente che ha passato l'età delle discipline accademiche. Io vi ritrovo lo stesso come allora; ma io ritorno affatto cangiato.
      MEFISTOFELE. Sono ben lieto che il mio scampanellare vi abbia attirato qui. Non è mediocre la stima che in quel tempo ebbi di voi concepito; il bruco e la crisalide facevano presagire una brillante farfalla. Menavate vanto delle ricciute ciocche della vostra capigliatura da fanciullo, e del colletto di trine. Se non isbaglio, anzi, voi non avete mai portato coda. Oggidì vi veggo in berretto svedese, con un aspetto gagliardo e risoluto; soltanto mi sembrate fuori di casa!
      IL BACCELLIERE. No, vecchio signore, noi siamo al posto di prima; credetelo e riflettete che i tempi si sono rinnovati; vi prego inoltre di risparmiare le parole a doppio senso; poiché sono ora divenuto diversamente suscettibile. Altre volte vi piaceva beffarvi della gente leale e dabbene; ma se ciò vi riusciva facile in allora, nessuno oserebbe tentarlo in oggi.
      MEFISTOFELE. Quando si dice la verità vera ai giovani, si può essere certi di spiacere a chi è ancora sbarbatello.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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