A forza le cacciateDel giorno al vivo lume!
E quali e' sian mirate.
In fra' rami celateHanno le adunche, orrende
Ugne, e ciascuna intende
Lo sguardo, e a farvi in brani s'apparecchia,
Se a' lor canti d'amor porgete orecchia.
LE SIRENE. Onta allo sdegno! - sprezzo al livore!
D'aure serene - facciam tesoro;
Tra bei diletti - quanti ne foro
Di sotto al cielo - godiamci l'ore!
Che in terra, e sovra - l'onde spumose
Non altro d'ogni - parte si miri
Che il mover libero - di graziose
Forme che destino - plausi e desiri!
MEFISTOFELE. Ecco come sono gaje queste nuove e belle invenzioni: un suono della laringe o delle corde che si confonde con un altro suono. Il gorgheggio non fa effetto su di me; tutt'al più mi solletica un po' l'orecchio, ma non arriva fino al cuore.
LE SFINGI. Non parlare del cuore! è inutile; una vescica di pelle raggrinzata si confarebbe meglio al tuo viso.
FAUST (inoltrando). Oh meraviglia! lo spettacolo corrisponde ai miei desiderii; questi esseri sono ributtanti e nello stesso tempo di fattezze grandi e ben spiccate! Prevedo già che il mio destino sarà prospero. Dove mi trasporta dunque questo colpo d'occhio solenne? (Indicando le Sfingi.) Dinanzi a costoro si trovò un giorno Edipo; (indica le Sirene) Ulisse si fermò un giorno dinanzi ad esse contorcendosi fra i suoi vincoli di canapa; (mostra le Formiche) questa razza seppe accumulare i più rari tesori; (accenna i Grifoni) i loro pari seppero custodirli fedelmente e senza meritare il più piccolo rimprovero. Mi sento invaso da uno spirito virile.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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