Pagina (212/358)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      LA SFINGE. Non temere, sono le teste del serpente di Lerna; separate dal tronco, esse credono ancora di essere qualche cosa. - Ma dite, che cosa pensate di fare? Perché gesticolate con inquietudine?
      Dove volete andare? Partite dunque di qui! Me ne accorgo, quel coro laggiù vi fa torcere il collo. Non vi fate violenza, andate a salutare quei graziosi e leggiadri visini. Esse sono le Lamie, spudorate, col sorriso errante sulle labbra, dalla fronte ardita, tali insomma che i Satiri le amano; un piede di capra può andar là senza ritegno.
      MEFISTOFELE. Ma voi restate qui però? Fate che io vi ritrovi al mio ritorno.
      LA SFINGE. Sì! va a mischiarti collo sciame vagabondo. Noi venute dall'Egitto, siamo da lungo tempo avvezze a veder ciascuna di noi restare ferma durante secoli e secoli. Purché si rispetti almeno la nostra sede, noi continueremo a regolare il corso dei giorni e delle notti, sedute dinanzi alle piramidi, guardando i popoli, le inondazioni, le guerre e la pace, - immobili ed impassibili ora come fummo sempre.
      (Il PENEO circondato da acque e da Ninfe.)
      IL PENEO.
      Ondulate - fremete - strepitate,
      Stormite - sospirate -
      Salci, pioppi, canneti al margo appressoCol murmure sommesso
      Di vostre dolci noteLe interrotte mie estasi molcete!
      Ma una scossa profonda,
      Un tremito improvviso or mi percote,
      E dal fresco mi toglie asil dell'onda.
      FAUST (vagando in riva al fiume).
      Da que' fitti cespugli, e da' festoni
      Di foglie e rami fluttuanti al modo
      Di tesa vela, s'io ben odo - un suono
      Spandesi, un non so che, poco diverso


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Lerna Lamie Satiri Egitto Ninfe