CHIRONE. Sì, Su questa groppa.
FAUST. L'ebrezza mia aumenterà ella ancora! O gioja! Sedere dove ella sedette!
CHIRONE. Ella mi teneva per la criniera appunto come fai tu.
FAUST. Oh delirio! il mio cervello si smarrisce! narrami come... Io non desidero che lei. Dove l'avevi tu presa? Dove la portavi tu? Ah! parla...
CHIRONE. Posso facilmente rispondere alla tua domanda. I Dioscuri avevano a quell'epoca sottratta la fanciulla ai suoi rapitori; ma costoro, poco avvezzi a lasciarsi vincere, si fecero animo e li inseguirono precipitosamente. Le paludi eleusine arrestarono nella loro rapida corsa i fratelli, i quali si dibattevano nel fango; io traversai a nuoto. Elena saltò a terra, e, carezzando la mia criniera umida mi ringraziò con gentilezza e civetteria. Quanto era avvenente! Sul fiore dell'età, delizia del vegliardo.
FAUST. Sette anni appena!...
CHIRONE. Riconosco in ciò i filologi; essi ti hanno ingannato come hanno ingannato se stessi! La donna mitologica è una cosa a parte. Il poeta la produce come meglio gli conviene; essa non è mai maggiorenne, non è mai vecchia, sempre di forme seducenti; la si rapisce giovane; vecchia, la si desidera: in una parola, il poeta non fa calcolo alcuno del tempo.
FAUST. Ah! ch'ella non sia soggetta al tempo! Achille l'incontrò bene in Fere in un'epoca non sua. Strana felicità, conquista amorosa, a dispetto del destino! non potrei io dunque, per la sola virtù del mio potente desiderio, richiamare alla vita l'unica bellezza? La creatura eterna e divina, sublime ed affettuosa, degna di riverenza e d'amore, tu la vedesti già; io oggi l'ho veduta tanto bella quanto vezzosa e desiderata.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Dioscuri Fere
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