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LE FORCIDI. Taci, non suscitare in noi nuovi desiderii! A che cosa ci servirebbe dar più a lungo ascolto ai tuoi detti, noi nate nella notte, consanguinee delle tenebre, affatto sconosciute a tutti e quasi a noi stesse?
MEFISTOFELE. In questo caso non vi è nulla da dire: ma si può trasfondere in altri il proprio essere. A voi tre, un'occhio, un dente vi basta. Sarebbe assai mitologico compendiare in due l'essere di tre, e cedermi, per qualche tempo, le sembianze della terza.
UNA FORCIDE. Che cosa ve ne pare? sarebbe egli possibile?
LE ALTRE. Proviamo, - ma senza l'occhio ed il dente.
MEFISTOFELE. Ma che! voi avete precisamente tolto tutto quanto vi era di meglio. Come sarebbe allora possibile una perfetta rassomiglianza?
UNA FORCIDE. È presto fatto, chiudi un occhio, sporgi fuori il tuo graffio, e, di profilo, perverrai a rassomigliarci perfettamente, come fratello e sorella.
MEFISTOFELE. Troppo onore! Dunque sia così!
LE FORCIDI. Sia!
MEFISTOFELE (sotto il profilo di una Forcide). Andiamo! Ora mi spaccio per un figlio prediletto del Caos!
LE FORCIDI. Noi siamo senza alcun dubbio sue figlie.
MEFISTOFELE. Ora mi trattano, oh vergogna, come un ermafrodito.
LE FORCIDI. Quale bellezza nella nuova triade delle sorelle! Abbiamo due occhi e due denti.
MEFISTOFELE. Bisogna che io mi nasconda a tutti gli sguardi, per andare a spaventare il diavolo nel baratro infernale. (Esce.)
Baia fra le rupi del mare Egeo
La luna immobile allo zenit.
SIRENE (accampate qua e là sulle rocce mormorano e cantano). Vi fu un tempo in cui nello spavento notturno, le maghe tessale ti hanno sacrilegamente attratta verso la terra.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Forcide Caos Esce Egeo
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