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      Dall'alto delle volte della tua notte, getta un placido sguardo sullo sciame dolcemente luminoso delle tremanti onde, e rischiara questi scompigliati flutti. Luna, o bella dea, sii propizia a noi tue premurose ancelle.
      LE NEREIDI E TRITONI (in forma di mostri marini). Echeggi il vasto mare al suono fragoroso delle vostre voci! chiamate intorno a voi il popolo dell'abisso! - Vedendo spalancarsi gli orrendi vortici della tempesta, noi ci eravamo nascosti nella più silenziosa profondità; le vostre dolci canzoni fanno sì che torniamo alla superficie. Guardate! rapiti da tanta dolcezza ci siamo ornati d'aurei monili; alle corone, alle pietre preziose, aggiungendovi i fermagli e le cinture. Tutto ciò è opera vostra, tesori inghiottiti dai naufragi. Le vostre voci incantevoli ci hanno sedotti, o demoni della nostra baja!
      LE SIRENE. Sappiamo benissimo, che nella marina, i pesci si appagano della loro vita vagante e spensierata; ma da voi, che la gioja commuove, oggi ci sarebbe caro apprendere che l'essere vostro è assai superiore a quello dei pesci.
      LE NEREIDI ED I TRITONI. Prima di venir qui, abbiamo avuto quest'idea; ma ora, all'erta! o sorelle e fratelli! Oggi il più breve tragitto basta per dimostrare pienamente che siamo pesci in tutto e per tutto. (Essi s'allontanano.)
      LE SIRENE. Sono partiti in un batter di ciglio! difilato verso la Samotracia; scomparvero per virtù di un vento propizio. Che cosa vorranno mai tentare laggiù nel regno dei potenti Cabiri? Quali divinità strane e singolari! esse generano se stesse eternamente e non sanno mai nulla del loro essere.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Samotracia Cabiri