LE DORIDI (in coro dinanzi a Nereo, sedute sopra i delfini). O Luna, prestaci la tua luce e la tua ombra. Viva questo bel fiore di giovinezza! poiché noi presentiamo i nostri prediletti sposi a nostro padre, che noi preghiamo. (A Nereo.) Guarda, sono giovinetti che abbiamo salvato alle voraci fiamme dell'incendio, stesi sui giunchi e sul muschio, riscaldati dai raggi del sole, e che ora con ardenti baci devono dimostrarci la loro riconoscenza. Volgi a questi cari giovinetti un propizio sguardo.
NEREO. È un doppio guadagno del quale si dee tenere calcolo: mostrar compassione e dilettarsi ad un tempo.
LE DORIDI. Padre, se mai abbiamo ben meritato di te, se vuoi appoggiare un desiderio ben sentito, permetti di tenerceli immortali sul nostro seno e forniti di un'eterna gioventù.
NEREO. Potete rallegrarvi della bella conquista, e scorgere l'uomo nell'adolescente; ma non posso concedere ciò che Giove solo può permettere. L'onda che vi culla e vi agita non vi lascia essere costanti in amore, e se la passione vi ha ingannate, deponeteli dolcemente sulla spiaggia.
LE DORIDI. Graziosi giovani! Quanto ci siete cari; ma pur troppo bisogna separarci. Desideravamo esservi eternamente fedeli, ma gli dei non ce lo consentono.
I GIOVINETTI. Continuate a rassicurarci così, noi, arditi figli del mare, non fummo mai tanto felici, e non lo saremo in avvenire.
(Galatea si avanza sopra un carro di madreperla.)
NEREO. Sei tu, mia diletta!
GALATEA. O padre! O me felice! Fermatevi, o delfini! Lo sguardo m'incatena.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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