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IL CORO. Io vissi lunghi anni, sebbene la mia bionda capigliatura ondeggi intorno alle tempie; io vidi molte scene d'orrore, le desolazioni della guerra, e la notte in cui Ilio cadde. In mezzo ai nembi di polvere ed al feroce scontro dei guerrieri, udii gli dei gridare con voce terribile; e lo strido della Discordia rimbombare lungo la pianura dalle parti dei bastioni.
Ahimč! le mura d'Ilio erano ancora in piedi; ma la vorace fiamma si avvicinava stendendosi qua e lą, portata dall'infuriare del vento sulla trista cittą.
Vidi fuggenti, attraverso il fumo e le brage, attraverso i turbini dalle cento e mille lingue di fuoco, avanzarsi i corrucciati numi; vidi camminare forme strane, gigantesche, in mezzo a densi vapori illuminati da ogni parte.
Se io abbia veduto tanta confusione, o se il mio spirito in preda alle pił vive angustie, se la sia figurata, non lo potrei dire; ma ora che io contemplo questo mostro coi miei propri occhi, oh! non posso dubitare. Lo toccherei colle mani se la paura non mi trattenesse! Quale delle figlie di Forco sei tu dunque? perchč suppongo che tu appartenga a quella razza. Saresti tu mai una di quelle Graie nate decrepite, che hanno fra tutte e tre un sol occhio ed un sol dente che va da una all'altra per torno?
Ardisci tu, o mostro, di comparire vicino alla bellezza, di mostrarti alla vista di Febo che ti smaschera? Non importa, vieni pure avanti, egli non vede la deformitą, come appunto il suo sacro sguardo non vide mai ombra di sorta.
Ma noi, nate mortali, pur troppo! siamo condannate a vedere inaudite sconcezze che l'ignobile e maledetto dall'eternitą svela ai cuori amanti della bellezza.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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