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      Benissimo! Ho almeno guadagnato questo. La fiamma, a dire il vero, è andata in fumo. Ma ben poco mi curo io dei rimpianti del mondo. Eccone abbastanza per consacrare dei poeti, e per eccitare la gara del mestiere e della consorteria, e se non potrò concedere l'ingegno potrò almeno darne in prestito l'abito. (Va a sedere sul proscenio, appiè di una colonna.)
      PANTALIDE. Ora all'erta, ragazze! siamo finalmente libere dagl'incantesimi, - libere dagli schifosi legami fantastici della vecchia sgualdrina di Tessaglia, come anche dallo squillo confuso di quei suoni discordanti ed aspri che straziano l'orecchio e ancor più l'anima e l'intelletto. Scendiamo dalle Iadi! La nostra regina vi si è recata con passo solenne; ed è giusto che le sue ancelle seguano immediatamente le sue tracce! la troveremo vicino al trono dell'Impenetrabile.
      CORO. Le regine, a dire il vero, stanno bene ovunque, ed anche in seno alle Iadi esse occupano alti seggi, - in orgoglioso consorzio coi loro pari, in grande confidenza con Persefone. - Ma noi, in fondo ai campi di asfodilli, nella monotona compagnia degli alti pioppi e dei salici infecondi, quale passatempo abbiamo mai? nostro passatempo è nicchiare come i pipistrelli con rumore increscevole e fantastico!
      LA CORIFEA. Chi non si è fatto un nome e non aspira a nulla di nobile e grande appartiene agli elementi. - Dunque, andate! mi struggo d'essere colla mia regina. Non è solo il merito, ma anche la fedeltà che salva le persone dall'oblìo. (Esce.)
      TUTTE. Noi siamo ritornate, è vero, alla luce del giorno, ma non siamo più persone od enti; - lo sentiamo, e ben lo sappiamo.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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