Frettevoli si traggono, col piede
I vendemmiati grappoli pigiando,
Mentre il licore porporin compresso
Goccia, spuma, gorgoglia, e i cori adempie
Di dolcezza e piacer. Attendi or quale
Di crotali e di fistole d'intorno
Alto, incessante strepito si desti.
Ne rintronan gli orecchi, e alfin da' suoi
Misteriosi recessi al baccanaleDïonisio s'avanza, e a lui di retro
Il fauno insiem colla sua turba, cuiBrancica l'ebbro dio con man lasciva.
Ardito uno di lor per via cavalcaIl pazïente dalle lunghe orecchie
Animal di Sileno. Il biforcutoPiede al ventre puntella, e fuor di senno
Crolla, ondeggia, vacilla - e pur cioncandoBatte al muro coll'anca e giù stramazza,
Pinzo di vin dal capo alla ventraja. -
S'evvi ancor chi resista, uh! che stridio!
Misericordia! che rombazzo! - OnorePerché al mosto novel meglio si faccia,
Anfora abbocca, ciotole, guastade;
Sin che stilla ve n'ha, tutto il tracanna.
(Cade il sipario. - La Forcide levasi su in forma gigantesca sul proscenio, togliesi il coturno, la maschera ed il velo, rivelandosi per Mefistofele, ad epilogar l'atto e a commentarlo per quanto è necessario.)
FINE DELL'ATTO TERZO.
ATTO QUARTO
Alta montagna
(Vertici di rupi frastagliate, gigantesche; passa una nube, si ferma, cala giù su un olmo sporgente: da ultimo si dirada.)
FAUST esce dalla nebbia.
Cogli sguardi fissi sui profondi abissi, percorro solitario queste aride giogaje, mentre per l'aria si dilegua il carro che mi condusse alla pura luce, cullandomi dolcemente sulla terra e sul mare. Fugge il carro senza sciogliersi in nebbia: esso s'incammina verso l'oriente con lento volgere di ruote, così che lo sguardo lo segue meravigliato.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Sileno Cade Forcide Mefistofele Vertici
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