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      Ma, diffìcile ad accontentare come tu sei, non avrai forse provato alcuna sensazione!
      FAUST. Eppure, qualche cosa di grande mi ha sedotto; indovina!
      MEFISTOFELE. È presto fatto. Dal canto mio, ecco la capitale che mi sceglierei. Nel cuore della città, fondachi di commestibili per i borghesi, viottoli stretti, pinacoli aguzzi, mercato limitato, cavoli, rape, cipolle; banchi da beccaio ove le mosche s'accalcano per divorare le carni polpose. Là trovi ad ogni istante fetore ed operosità. Poi grandi piazze, strade spaziose, per darsi una cert'aria di grandezza; e infine dove non vi è più alcuna porta a limitare lo spazio, sobborghi a vista d'occhio. Mi divertirebbe il rumoreggiare delle carrozze, il tumulto della gente che va e viene, l'eterno movimento confuso di questo sparpagliato formicolaio, e sempre, sia a cavallo, sia in carrozza, sarei io il punto centrale, onorato e riverito dalle miriadi.
      FAUST. Ciò non potrebbe soddisfarmi! Si prova un bel diletto a vedere un popolo moltiplicarsi, vivere a suo modo nel benessere, formarsi ed istruirsi, e crescere intanto alla ribellione.
      MEFISTOFELE. Poscia mi fabbricherei, in un luogo ameno, un castello di stile grandioso, quale a me si conviene, per andarvi a diporto, con boschi, colline, pianure, prati e campi messi a giardino con grande magnificenza. Lungo i tappeti dei muri verdeggianti, vorrei vi fossero sentieri allineati, ed ombrie condotte con arte, cascate cadenti di rocca in rocca e getti d'acqua di ogni specie. In seguito, per le donne, per le belle donne, fabbricherei piccoli casini comodi e maestosi; vorrei passar colà ore infinite in una solitudine bellissima e socievole.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358