Dapprima lo credetti un accidente, e guardai con maggior insistenza; l'onda si fermava, indi si riversava ancora e si allontanava dalla meta raggiunta con orgoglio; ora ecco che ritorna, e sta per ricominciare l'assalto.
MEFISTOFELE (agli spettatori). Finora non imparo nulla di nuovo; lo so tutto questo da più di centomila anni.
FAUST (proseguendo con enfasi). L'onda si avanza strisciando e per ogni dove, sterile ella stessa, porta la sterilità: ella si gonfia e cresce, ed oltrepassa i limiti della sabbia incolta. Là, flutti su flutti regnano sovrani; essi si ritirano senza aver fecondato nulla. Ah! ecco ciò che mi tormenta e mi dispera! Forza sprecata degl'indomiti elementi! Allora il mio spirito spiega le sue ali per sollevarsi al disopra di se stesso. Là vorrei lottare, là vorrei vincere!
E ciò è possibile! - Per quanto burrascosa sia l'onda, essa si piega dinanzi ad ogni prominenza. Ella ha un bel muoversi con orgoglio, la più piccola altura le mostra una fronte superba, la minima cavità l'attira irresistibilmente. Quindi, nel mio spirito, piano succede a piano: pervenire alla suprema gioja di scacciare dalla spiaggia il prepotente mare, di restringere i limiti dell'umida pianura, e di ricacciarla alla lontana entro se stessa, ecco il mio desiderio. Poco alla volta mi sono ciò fitto in capo. Cerca tu ora di appagarmi! (Tamburi, e musica guerriera dietro gli spettatori, in lontananza da man dritta.)
MEFISTOFELE. Sono bagattelle! - Odi tu strepito di tamburi laggiù?
FAUST. Sempre la guerra! essa ripugna al saggio.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Tamburi
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