(S'inerpicano sulla montagna di mezzo, e contemplano l'ordinarsi delle truppe nella valle. Uno strepito di tamburi e di musica militare fossi intendere dal basso.)
La posizione, da quanto vedo, è ben presa; passiamo dalla loro parte e la vittoria è assicurata.
MEFISTOFELE. Stratagemmi per vincere battaglie. Fatti coraggio e pensa al tuo scopo. Conserviamo all'imperatore il suo trono ed i suoi stati, e tu piega un ginocchio a terra e ricevi a titolo di feudo un territorio senza confini.
FAUST. Hai già fatto molte cose. Ebbene, vediamo, vinci una battaglia.
MEFISTOFELE. No, sei tu che vincerai! Questa volta sei il generale in capo.
FAUST. Onore in verità legittimo: comandare da qui donde io non sento nulla!
MEFISTOFELE. Lascia fare allo stato maggiore, ed il Feld Maresciallo è salvo. Le calamità della guerra mi sono note da lungo tempo; ed ho preparato da lunga pezza un accordo tra la forza primitiva dell'uomo e quella delle montagne; felice chi seppe congiungerle.
FAUST. Che è ciò che io vedo laggiù coperto d'armi? Hai tu sollevato il popolo della montagna?
MEFISTOFELE. No, ma ad imitazione di mastro Pietro Squenz, di tutta la moltitudine, ho saputo trarre la quintessenza.
I TRE CAMPIONI (s'avanzano).
MEFISTOFELE. To', ecco i miei sozi! Tu li vedi, di età diversa, di armature e di vestiti differenti; non ne sarai malcontento. (Agli spettatori.) Tutti sono oggi frenetici per le armi e per le gorgiere; ed, allegorici come essi sono, questi mascalzoni piaceranno maggiormente.
RAUFEBOLD (giovine armato alla leggiera, assisa a più colori). Se qualcuno mi guarda nel bianco degli occhi, gli caccio il mio pugno nella gola; ed il vile che volesse fuggire, lo afferro per i capelli della nuca.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Feld Maresciallo Pietro Squenz
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