IL GRAN CIAMBELLANO. L'eseguire i grandi concetti del mio signore, mi mette in grado di ajutare i buoni e di non nuocere ai cattivi, di mostrarmi sicuro senza artifizio, calmo senza astuzia. Se il tuo sguardo legge nella mia coscienza, sire, ciò mi basta. L'imaginazione può ella rappresentarsi una simile festa? Quando ti siedi alla mensa, sono io che ti presento la coppa d'oro, io che tengo gli anelli, onde in quel voluttuoso istante la tua mano si rinfreschi, intanto che un tuo sguardo mi rallegra.
L'IMPERATORE. Io mi sento, a dire il vero, troppo preoccupato per poter pensare a comandar delle feste; ma sia; la gioja porta anch'essa fortuna. (Al terzo.) Io ti scelgo per grande scalco! La caccia, l'uccelliera, i nostri tenimenti, siano da ora in poi sotto la tua ispezione, ed abbi cura che mi sieno serviti in ogni tempo le mie pietanze favorite, secondo la stagione e preparate con grande cura!
Lo SCALCO. Che un austero digiuno sia per me il più gradito dovere fino a che sia posto dinanzi a te un piatto gustoso e succulento! Gli ufficiali delle cucine dovranno unire i loro sforzi ai miei per ravvicinare le distanze ed affrettare le stagioni. Non sono i piatti ricercati, né le primizie colle quali si copre la tua mensa che ti piacciono, tu preferisci i cibi semplici e sostanziosi.
L'IMPERATORE (al quarto). Poiché si tratta qui di feste, tu, mio giovane eroe, trasformati in coppiere. Arcicoppiere dell'impero, abbi cura d'ora innanzi che le nostre cantine siano riccamente provviste di squisiti vini, e tu stesso sii sobrio e non lasciarti trascinare dalla tentazione di sorpassare nel bere i limiti di una conveniente allegria.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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