Al giorno sublime dell'inaugurazione - oh possa egli spuntar presto! - la tua presenza sarà il più bello ornamento della festa.
L'IMPERATORE. Un'opera così grandiosa attesti la nostra pia volontà di rendere omaggio al signore e di espiare i nostri peccati! E ciò basti! Sento già il mio spirito sollevarsi.
L'ARCIVESCOVO. Come cancelliere, io m'incarico dei decreti e delle formalità.
L'IMPERATORE. Un documento in buona forma, per il quale la chiesa sia investita di questi dominii! Tu me lo farai vedere, ed io lo firmerò con vivissima gioja.
L'ARCIVESCOVO (dopo essersi congedato, torna indietro). È inteso, che l'assegno al nuovo santuario, di tutte le rendite del luogo, dei censi, delle decime, sarà perpetuo. Occorrono grandi somme per provvedere convenientemente ad una fondazione come questa, ed una scrupolosa amministrazione costa assai caro. Per affrettare l'erezione del monumento sopra un terreno incolto come questo, tu ci darai un poco d'oro del tuo ricco bottino. - Inoltre, non posso fare a meno di parlare di ciò, bisognerà che tu ci provveda il legname che manca completamente in questi dintorni, la calce, le ardesie ed altri simili materiali. Il popolo s'incaricherà dei trasporti, tosto che sarà informato dal pulpito che la chiesa benedice colui che lavora per essa. (Esce.)
L'IMPERATORE. Enorme ed orribile il peccato di cui mi sono macchiata l'anima! Quel maledetto popolo di stregoni mi ha messo in gravi impicci.
L'ARCIVESCOVO (tornando un'altra volta ed inchinandosi profondamente). Perdonami o sire: quell'uomo triste al quale hai dato in feudo le spiagge del regno, farà andar male ogni cosa se non conferisci, tutto compunto, le decime, i censi e le rendite di quel dominio alla chiesa.
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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358 |
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Esce
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